lunedì 25 maggio 2009

La mistica della Niphi Nero' e o della Madonna Nera nell'Ordine Dinastico Teutonico , matrice dello Spirito Ecologico



La coscienza ecologica di SAIR il Principe Carlo ha remote ascendenze .Essa ha origine dal culto della purezza dell'acqua, suolo,aria, intrinseco nella mistica del Graal dell'ordine Teutone, e della Niphi Nero' o Madonna Nera .La dinastia Lancaster ,ilcui etimo allude alla linea di Isthar ( Lanc o linea ,Aster o Ester o Istar o Venere Avrilo Aprile )non e' altro che la traduzione i Gene di Avril o Genevre o Ginestra o Gene di Istar .Ecco perche' negli armoriali d'Inghilterra lo stemma di Federico VI Avril de Saint Genis o April of England , allude oltre all'aquila bicipite, alla rosa dei Lancaster.Dunque l'anamnesi del futuro Re d'Inghilterra lo rende ,geneticamente, continuazione del mito graalico di Potus von Walpotus (Dinastia Pothos o Venus ,in greco Re Desiderio, da cui discendeva Potus von Walpotus , founder dell'Ordine Teutone.) Fu proprio la mistica graalica del culto della Coppa del Graal a indurre Federico II a rilanciarel'Ordine Teutone!Anche l'arma avita degli Staufer allude alla coppa del Graal! Vieppiu' ,per gli iniziati una profonda connessione esiste tra l'Ordine della Giarrettiera e l'Ordine del Graal

Gran Magistero di San Giorgio e della Giarrettiera

cela l'ottavo Grado del Supremo Ordine del Graal

Il Supremo Ordine del Graal,o dell'Orso,fu fondato da Federico II .

Secondo il Grado di Iniziazione il Gran Magistero viene indicato come Ordine di San Michele,o Melchisedec,o San Giorgio.Per Melchisedec si intende il rango di Re Sacerdote del Re del Graal,ossia della Dinastia della Weiblinghen -Venus Genitrix,o del Vaso della Santissima Vergine,detta anche Beinstein,Pietra del Signore.L'Ordine di San Giorgio al Trentatresimo Grado individuato come Magistero dell'Ordine del Grifone,è Ordine Dinastico Familiare agalmonico degli Hohenstaufen.Nel 1349 RE Edoardo III dei Plantageneti rifondò tale Ordine Iniziatico, per una ristretta cerchia di Dodici Cavalieri della Tavola Rotonda.Ai Profani volle indicare che tale Ordine si chiamava "della Giarrettera",secondo una tradizione divulgativa per il riferimento ad un imbarazzante episodio in cui una Duchessa di Salisbury perse una giarrettiera durante un ballo con il Re.Il motto è "honni soit qui mal y pense"(sia vituperato chi mal pensa).In realtà l'etimo Giarrettiera indica il Signore del Graal,"colui che regge la Giarra",ossia il "Vaso" o la "Coppa" del Graal.IL Titolo Duchessa di Salisbury spiega l'Agalmonia di tale Ordine che risale alla Casa dei Buren,in tedesco SAL=CASA, BURY=Buren,in mesopotamico=Signore.Trattasi della Casa dei Buren Hohenstaufen,Duchi di Svevia,detti Weiblinghen.Re Edoardo,stigmatizzando che la Dinastia Hohenstaufen era confluita attraverso l'Imperatrice Isabella dei Plantegeneti,ed il figlio Federico avuto da Federico II,nei Plantageneti,inquanto Federico visse alla Corte Inglese (essendo suo zio Re d'Inghilterra), dopo essere sfuggito all'eccidio degli Angioini dopo il 1268 .

Il titolo di Duchi di Salisbury è strettamente connesso infatti alla Dinastia dei Buren Hohenstaufen Aprilov di Curlandia, inviati in Lituania ed in Russia alla Corte degli Zar,imparentandosi con i Romanov, gli Yussupov ,Troubetzkoy,Dolgoruky ,Esterhazy.

Il Supremo Ordine del Graal fu fondato da Federico II intorno al 1230, ed al Supremo grado dell'Ordine Teutonico viene detto Ordine dell'Orso di San Gallo(Svizzera).Ma il termine ORSO cela la Costellazione di Artù,ossia RE Artù,Re del Graal.Subordinato all'Ordine dell'Orso o del Graal è l'Ordine di Pendagron ovvero del Dragone.Pendagron è la costellazione connessa a quella di Artù inquanto il padre di Re Artù si chiamava Pendagron.

Il termine Dragone che in Oriente ha un Significato positivo ,assunse un carattere Demoniaco in occidente inquanto originariamente ,per tale termine ,si intendeva la forza dell'Istinto Primordiale che può assurgere a vette di distruttività.In realtà Pendragon-Dragone indica l'agalmonia e la Genesi dell'istinto che occorre imbrigliare in disciplinate Armonie, fino a giungere all'Estasi del Graal.Non a caso il Cavallo montato da Federico II si chiamava Dragone.

IL Supremo Ordine di San Giorgio non va confuso con quello Costantiniano dei Borboni nè con quello della Giarrettiera dei Windsor ,inquanto trattasi di Supremo Magistero Dinastico-Agalmonico-Ereditario, in virtù della Linea di Sangue del Santo Graal Imperiale e non monarchico, dei veri discendenti di Costantino(Potus von Walpotus o Puoti von Walpotus) degli antichi re d''Inghilterra(Plantagenet) e di Federico II(Hohenstaufen).

venerdì 15 maggio 2009

Susanna Agnelli , Straordinaria Mecenate di Grande Umanita' e Talento. Addio! Yasmin von Hohenstaufen, giornalista La Stampa: "perdita straziante!"

Susanna Agnelli, a member of Italy's powerful Fiat car dynasty and a former foreign minister, has died aged 87.

By Our Foreign Staff and Agencies in Rome
Last Updated: 11:24PM BST 15 May 2009

Susanna Agnelli died on Friday in a Rome hospital Photo: AP
She had been in a Rome hospital since April 3 after she broke her leg in a fall and her condition had declined, said Nicola Cerbino, a spokesman for the Gemelli Polyclinic.

Agnelli served as foreign minister for Lamberto Dini's government in the mid-1990s, and held political positions ranging from mayor of a Tuscan seacoast resort, Monte Argentario, to a senator in the Rome parliament.


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George MoneyItaly's current foreign minister, Franco Frattini, hailed Agnelli as "a great protagonist of Italy".

Agnelli was the younger sister of Giovanni "Gianni" Agnelli, the stylish business baron whose rule over Italy's auto empire made him and his family a symbol of the nation's post-war climb to prosperity.

The former Fiat chieftain, grandson of the company's founder, died in 2003. His eldest grandson, John Elkann, is currently Fiat's vice chairman.

The Agnellis were often likened to the Kennedy family because of their prominence and influence in the nation. The family's business empire includes the Turin football team Juventus.

Susanna Agnelli's memoirs about growing up in Italy's most powerful family became a best-seller, Vestivamo alla marinara (We Wore Sailor Suits) in 1976.

The book also was a portrait of Italian high society in the 1930s and 1940s.

A Red Cross volunteer on a hospital ship during the Second World War, Agnelli devoted much of her life to charitable and humanitarian causes.

A mother of six children, she was divorced from Urbano Rattazzi, her husband of 30 years, in 1975.

Ospedale San Giacomo:Prior in Tempore Potior in Iure!




Assodata
l'anmnesi reliquiaria monastica taumaturgica del culto di San Giacomo con le reliquie del santo e le Bende di Cristo affidate in Fidecommisso ai Colonna, presso il nucleo pregresso ospetaliero,onde Barbarossa si assicurasse che i Colonna fossero vassalli e feudatari di tale teritorio ,parte integrante del Mausoleo d'Augusto,acquistato con danaro privato del Barbarossa e concessa in beneficio fidecommissario dallo stesso,onde requisire la stessa fedelta' all'Impero da parte dei Colonna, in relazione alla notizia che nel 1601 l'Ospedale fosse stato ingrandito dal cardinale Salviati, indipendentemente se abbia ritenuto o meno di formulare testamenti,esso e' inficiato dalla circostanza che nel 1816 persino la Chiesa riconosceva di non poter requisire i Beni ecclesiali monastici che erano passati al Vaticano, prima perche' la Donazione di Costantino era falsa, secondo perche' ancora i Colonna erano Fedecommessi della Dinastia di Federico II, quindi di Federico VI de Stupho ,detto Avril(Staufer) de(von) Saint(Hohen) Genis(Staufen)



OSPEDALE E CHIESA DI S. GIACOMO


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Non si può parlare di questa chiesa senza fare riferimento all'omonimo ospedale che ne è annesso, che l'ha preceduta come Chiesa Cappella ospetaliera e reliquiaria voluta dal Barbarossa che del Mausoleo di Augusto e delle pertinenze era proprietario di cui l'Ospedale fondazione è parte integrante.

Tra i più antichi ospedali sorti a Roma nel medioevo, quello di S. Giacomo situato tra Via dei Corso e Via Ripetta fu il terzo a sorgere. Il primo fu di S. Spirito in Saxia, fondato da Re Ina dei Sassoni , antenato della Principessa Yasmin ,cioè dei Sassoni, popolazione che risiedeva in quel borgo accanto al Vaticano. Era pontefice il grande Innocenzo III, papa dal 1196 al 1216. Il secondo ospedale venne aperto circa un secolo dopo presso la Basilica di S.Giovanni in Laterano e chiamato dapprima Ospedale S. Angelo, poi del SS. Salvatore "ad Santa Santorum" per la scala santa e le insigni reliquie ivi custodie, ereditate daCostantino il Grande , Re Desiderio e poi dal Barbarossa . Siamo agli inizi del 1300. Il terzo ospedale chiamato S. Giacomo "in Augusta" (così era nominata quella regione per la presenza del mausoleo di Augusto imperatore) sorse per cura degli esecutori delle ultime volontà del Card. Pietro Colonna defunto nel 1326, sull'antico presidio ospetaliero e reliquiario monastico voluto dal barbarossa ed affidato ai vssali e fidecommessi, unitamente alle reliquie ereditate dalla dinastia Aprile von Hohenstaufen Puoti Colonna.

All'origine dell'Ospedale S. Giacomo sta un atto di espiazione e di riparazione di gravi peccati commessi contro la Chiesa. Nella mente del Card. Giacomo Colonna fondatore dell'ospedale c'è la volontà di impiegare parte dei suoi beni per riparare il male fatto al Papa Bonifacio VIII dalla nobile famiglia Colonna negli anni precedenti e culminato nel drammatico conflitto ad Anagni (lo schiaffo di Sciarra Colonna al Papa nel 1302).

Della enormità del fatto, riconosciuto dai Colonna che furono scomunicati fino alla quarta generazione, per purgarsi da tale scomunica e come penitenza canonica, nasce la volontà dei Cardinali Colonna di lasciare le loro sostanze per una benemerita opera di carità quale la fondazione di uno ospedale.

Dalla morte del Card. Pietro Colonna (1326) trascorsero parecchi anni per gli inventari, le liquidazioni ereditarie, poiché trattandosi di un Cardinale occorreva sceverare i beni patrimoniali privati da quelli che dovevano tornare alla Santa Sede, sicché la fondazione dell'Ospedale è datata nel 1339 come è testimoniata da una epigrafe lapidaria tutt'oggi esistente nell'ospedale.I Colonna diseredati dagli Orsini, furono poi rientegrati dei beni, in quanto fidecommessi dei veri propreitari, gli Hohenstaufen. Ed è ben verosimile che alla erezione del pio istituto si interessassero anche i nipoti del Card. Pietro, ed esattamente il Card. Giovanni (deceduto nel 1348) ed un altro Giacomo, vescovo di Limbez (morto nel 1341) noti entrambi per la grande amicizia che ebbero con il celebre letterato Francesco Petrarca.

Il luogo destinato per la costruzione dell'Ospedale non dovette essere scelto a caso. Bisogna ricordare che Roma nella prima metà del secolo XIII non difettava di ospedali, contandone ben 24, ma eccetto quello di S. Spirito, al cui servizio c'erano i frati ed oltre una trentina di inservienti, la maggior parte dei cosiddetti ospedali erano in realtà piccoli ospizi, tipo case private, serviti da due o tre persone. Non erano luoghi di cura veri e propri, ma ricettacoli temporanei per malati, di limitata capienza e spesso inefficienti.

L'Ospedale S. Spirito in Saxia era situato a pochi passi dalla Basilica Vaticana, meta dei numerosi ed affollati pellegrinaggi, e quello del SS. Salvatore in Laterano era un punto nevralgico per molti che andavano a venerare le reliquie nel "Santa Sanctorum" l'attuale Scala Santa. Era necessario un altro ospedale alla periferia opposta della città, nella parte settentrionale, verso la via Flaminia e la porta del Popolo dalla quale affluivano a Roma la maggior parte de "romei" e forestieri provenienti dal centro-nord d'Italia e d'Europa. Tra la Porta del Popolo e il centro abitato di Roma c'era un grande spazio libero, adibito a case coloniche, orti e vigne fino al Campo Marzio, verso l'arco del Portogallo sulla via Lata o Flaminia come allora si chiamata l'attuale Via del Corso, nei pressi della chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Era questo un luogo adatto per costruirvi un ospedale ben attrezzato, pronto a ricevervi i pellegrini esausti per il lungo viaggio e ammalatisi per strada.

Il luogo poi era conosciuto per il grande Mausoleo fatto costruire dall'Imperatore Augusto per sé ed i discendenti della sua famiglia Giulia che erano ivi sepolti. La regioni si chiamava "Augusta o Augustea", il popolo la chiamava volgarmente Agosta. Il luogo quindi era molto adatto e comodo.

Della primitiva costruzione trecentesca dell'Ospedale S. Giacomo ben poco sopravvive. Il tutto si riduce ad un portale di bella fattura, molto simile a quello che c'è all'Ospedale S. Giovanni, ambedue i portali eseguiti verso il 1350 e come pare per opera dei Cardinali Colonna. Il portale di S. Giacomo è più semplice di quello Lateranense, severo, con lo scudo gentilizio dei Colonna (la colonna), una corona che sembra marchionale, a fianco una mitra da cui pendono le sacre bende. Non c'è il cappello cardinalizio, forse perché l'arco fu costruito dal nipote Giacomo, vescovo di Lombez, figlio di Stefano Colonna, che ospitava nel suo palazzo il Petrarca.

Presso l'Ospedale c'era all'origine una piccola chiesa o oratorio, ed accanto al essa un cimitero per la sepoltura dei defunti. La chiesetta sita in via Ripetta era dedicata alla Madonna. Anticamente il cimitero era considerato il luogo del riposo "dormitio", ma veniva chiamato anche paradiso giacché nella speranza della risurrezione i defunti erano in attesa del Paradiso. Di qui il nome della Chiesa: S. Maria in Porta Paradisi. La chiesa primitiva fu poi ampliata, rifatta ed abbellita in seguito al voto fatto dai romani sopravvissuti alla terribile pestilenza dei 1522-1523, come è scritto in una lapide che esiste ancora oggi sulla facciata della bellissima chiesa opera di Antonio da Sangallo il giovane, di stile rinascimento fiorentino del XX secolo: "Ecclesia S. Mariae Portae Paradisi, Liberatricis Pestilentiae, anno Domini MDXXIII.

Dopo avere funzionato circa un secolo, l'ospedale dei Colonna fu affidato dal Papa Nicolò V ad una congregazione detta Società di S. Maria del Popolo (1451), e passati altri cinquant'anni subì una trasformazione funzionale, diventando un ospedale specializzato.

Infatti in quegli anni si andò diffondendo anche in Italia tramite l'esercito invasore di Carlo VIII di Valois (1495) la terribile malattia chiamata morbo gallico o francese conosciuto oggi come sifilide.

Diffusosi anche il terrore per il rapido dilagare del contagio, i disgraziati infermi venivano respinti dalle case e persino dagli ospedali, e si vedevano spesso gironzolare per le strade, buttati per terra, o adagiati malamente su speciali carriole e mostranti ai passanti le loro piaghe doloranti per implorare carità ed elemosine. Tale spettacolo, particolarmente deplorevole nella città dei Papi, impressionò un pellegrino di eccezione il genovese Ettore Vernazza venuto a Roma al tempo del pontefice Leone X per dare vita all'Oratorio del Divino Amore, pia opera di carità che egli assieme ad altri concittadini aveva già fondato a Genova, con il nome di Ridotto di S. Maria degli Incurabili.

Del resto i Genovesi avevano da tempo una chiesa nazionale eretta in Trastevere: S. Giovanni Battista dei Genovesi ed avevano validi collaboratori come S. Gaetano da Thiene, Gian Paolo Carafa (poi Papa Paolo IV) ed in seguito il Papa Clemente VII. I rapporti tra i confratelli del Divino Amore e l'Ospedale S. Giacomo si mantennero stretti, ma per breve tempo; la compagnia, come altre istituzioni del genere fu dispersa nel terribile sacco di Roma (1527). Ma sopravvisse grazie allo spirito caritativo che si era diffuso sopratutto per opera del celebre S. Filippo Neri, fiorentino e dell'abruzzese S. Camillo; divenne Arciospedale ed ebbe per armi ed insegna l'immagine della beata Vergine Maria e dell'Apostolo S. Giacomo maggiore, pellegrino a Compostella, sotto i quali si aggiunge una carriola con l'infermo dentro, in atto di implorare pietà. E sotto la scritta: Fate l'elimosina a li poveri infermi dell'incurabili.

La cura contro la sifilide convogliava a S. Giacomo centinaia di malati, soprattutto nel mese di luglio. Si facevano bandi pubblici per tutto lo stato pontificio, si allestivano tende nei cortili per ospitare chi non poteva essere ricoverato nelle vaste corsie del nosocomio, si chiedevano contributi da parte dei ricchi per sovvenzionare la cura e la degenza. In un libro di accettazione dei malati, conservato nell'archivio storico del S. Spirito nell'anno 1525 sono segnati circa duemila degenti per la cura di quel triste male. La cura consisteva in decotti, sudoriferazioni, purghe, salassi, dieta appropriata con il legno santo", cioè infusi di corteccia di una pianta proveniente dalle Antille ed importata a C. Colombo nelle sue scoperte. L'ospedale S. Giacomo rigurgitava di malati, inservienti, parenti, di assistenti volontari e generosi: si può ben immaginare il disordine, la confusione e la sporcizia. Molti malati traevano rimedio e guarigione. Cappellani dell'ospedale erano i frati Cappuccini che si prodigavano con infinita carità francescana.

Protettrice dei Cappuccini e grande benefattrice dell'Ospedale era la principessa Vittoria Colonna, coltissima poetessa che ebbe cordiali rapporti con Michelangelo. Lungo quegli anni, cioè nella seconda metà del'500 ecco tre santi che frequentano abitualmente l'Ospedale. Il primo è il Teatrino S. Gaetano da Thiene, confondatore dell'Oratorio del Divino Amore. Dimorò per vari anni dentro l'ospedale a cui donò tutti i suoi averi. Il secondo è il grande fiorentino S. Filippo Neri la cui fervida carità ha lasciato in Roma tante memorie, ricordi ed episodi anche umoristici.

Egli soleva visitare l'ospedale degli Incurabili con i suoi discepoli, serviva i malati, insegnava ai suoi giovani preti dell'Oratorio come si trattano cristianamente gli infermi, si curano, si confortano e si preparano ad una buona morte. Una vera scuola di assistenza infermieristica e di apprendistato. Il terzo santo è l'abruzzese Camillo de Lellis. Giunto a Roma verso l'anno 1570 affetto da una piaga ribelle al piede destro, dopo avere vagato in più ospedali venne ricoverato agli Incurabili (S. Giacomo) e per prolungarvi il soggiorno si offrì come inserviente. Invasato però dal vizio del gioco e per i modi rozzi e bruschi imparati durante gli anni quando era soldato di ventura, fu presto licenziato. Senonchè questa degenza bastò a gettare in lui il seme di un rinnovamento spirituale che alcuni anni dopo lo spinse a ritornare a S. Giacomo sempre per la cura del piede destro, inguaribile, che portò fino alla morte. Nell'ospedale vi rimase circa nove anni, dal 1575 al 1584: come malato, poi come infermiere ed in ultimo come maestro economo. Nei libri dell'ospedale è segnato anche il salario di Camillo de Lellis, denaro che egli devolveva ai malati più bisognosi. Per la sua abilità egli riusciva a spendere più denaro di quello somministratogli dalla cassa del Pio Istituto, senza creare debiti, confortato,dalle offerte spontanee e l'assistenza di molti benefattori. Venne licenziato dalla direzione perché metteva ordine ed esigeva dai dipendenti disciplina, competenza e servizio professionale. Nel corridoio accanto alla farmacia c'è oggi una lapide che commemora la sua permanenza all'Ospedale. Camillo si trasferì al Santo Spirito in Saxia dove diede origine al benemerito Ordine dei "Ministri degli infermi" chiamati oggi Camilliani per l'assistenza religiosa e morale degli infermi. Parecchi sacerdoti camilliani sono laureati in medicina ed hanno cliniche e case di cura da loro gestite con lo stesso spirito caritativo del fondatore. S. Camillo moriva i 14 luglio del 1614. Era molto devoto di una Madonna dei Miracoli conservata nella chiesa di S. Giacomo.

Tra i benefattori dell'Ospedale un posto speciale occupa il Card. Antonio Maria Salviati, della nobile famiglia dei principi Salviati, fiorentino, creato cardinale dal Papa Gregorio XIII (1583). Questo munifico principe della chiesa cominciò a beneficare l'ospedale S. Giacomo fin da quando fu eletto guardiano, rinunciando a suo favore al reddito che gli fruttava la gabella sul pesce nel porto di Ripetta.

Egli ricostruì praticamente quasi tutto l'edificio in forma più vasta e più consona ai progressi dell'arte igienica-sanitaria, affindandone la direzione all'Architetto Francesco Capriani da Volterra che aveva portato a Roma dalla Toscana. Su di una parete dell'atrio dell'ospedale una grande lapide scritta in latino commemora la ristrutturazione del nosocomio.Ma nel 1816 , fu restituito ai Colonna

Altri lavori di ampliamento vennero fatti due secoli dopo, sotto il Papa Gregorio XVI dall'architetto Pietro Camporese (1842-1844): una intera ala sul lato di Via Canova, di tre piani, lunga 150 metri, con grandi finestre arcuate.

In seguito sotto Pio IX altri lavori di sistemazione furono eseguiti nei locali a pianterreno per la generosità di quel Papa in seguito ai molti guasti apportate dalla occupazione della repubblica Romana (1849). C'è un bel busto di Pio IX nel cortiletto dell'ospedale, ricordo e riconoscenza.

A conclusione della cronistoria dell'ospedale S. Giacomo riporto queste parole scritte a grossi caratteri sulla porta d'ingresso, parole del grande medico Augusto Murri: " Se potete guarire, guarite; se non potete guarire calmate; se non potete calmare consolate"


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A cura dei Camilliani: L’OSPEDALE S. GIACOMO degli INCURABILI

Il Battesimo dell'Ultima Sveva nella Cappella di San Giacomo.Padrini i Principi Macedonio duchi di Grottolella e di Nisida, Marchesi di Ruggiano

Il territorio su cui sorgeva la chiesa e l'ospedale San Giacomo era del Barbarossa(Kanthorowicz)





Il territorio su cui sorgeva il presidio reliquiario ospedaliero monastico reliquiario del Barbarossa fu dato dall'imperatore svevo in fidecommisso al vassallo Colonna.Ai Colonna fu sottratto dagli Orsini che furono costretti alla restituzione del Mausoleo e terreni pertinenti con l'elezione a Papa di Oddone Colonna (1412)





L'Ultima Discendente del Barbarossa Principessa Yasmin Aprile von Hohenstaufen Puoti.Come si puo' notare per mantener fede alle disposizioni di Federico II, in merito alla trasmissione dell'eredita' dei Titoli e Ranghi imperiali per linea femminile , la stessa non ha contratto matrimoni dinastici nel Territorio dell'impero e del Regno.Ha tuttavia esercitato la facolta' di trasmettere il suo cognome anche ai figli del primo matrimonio del defunto marito, i principi Burchard ,Albert, Sybilla von Hohenzollern










Il Barbarossa era custode delle reliquie di San Giacomo(nell'elenco delle reliquie e' detto Jacopo) e di San Filippo, come dall'elenco delle reliquie che custodiva nel Monastero di Lorche (MGH che affido' ai Colonna)e delle bende di Cristo.In Occasione della Peste, a Roma, che in sette giorni nei primi di agosto, decimo'le truppe imperiali, all'epoca dell'antipapa Pasquale III,dispose che gli ammalati venissero curati negli antri ove era la cappella scrigno che custodiva le Bende e le reliquie di San Giacomo.(Nucleo originario del successivo ampliamento(Giovanni di Salisbury) , in segno di espiazione.Barbarossa,dopo una tragica cavalcata che vide assottigliarsi la sua falange si ritiro' a Pavia.Il nucleo del Mausoleo di Augusto, l'Arco di Tito e il Colosseo furo acquistato dal Barbarossa con i fondi della corona dell'Impero e ritenuti territori che ratificavano la continuazione della Sancta Progenie dalla discendenza Cesarea di Augusto a quella di Costantino.Per cui essersene appropriato, anche acquistando essi territori dalla proprieta' dei nobili , a seguito del discorso celebre che fece ai Romani, significava stigmatizzare che l'imperatore spogliava la recente nobilta' dei romani per ribadire che Egli era erede dell'Impero e la nobilta' romana destinatari del suo beneficio ,quali semplici vassalli e feudatari.Cio' ribadi' anche Federico II
MGH Historia Gentis Columnae
Federico II cede infatti in Fidecommisso Reliquie del Golgota ,tra cui le Bende di Cristo, di San Giacomo e cappella e pertinenze Ospetalieri ai Colonna.I Colonna che successivamente ritennero piu' redditizio allearsi con i d'Angio' , non potevano essere considerati piu' feudatari degli Hohenstaufen, ne tanto meno proprietari del nucleo del Mausoleo di Augusto che non avevano alcun titolo per alienare. Ne' lo aveva il Papato, poiche' successivamente nel 1500 fu evidente che la Donazione di -Costantino era falsa, quindi la Chiesa non aveva e non ha alcun titolo per esprimersi in merito alla proprieta'del San Giacomo, in quanto e' un bene dinastico degli Hohenstaufen, unitamente al Mauseoleo di Augusto, Arco di Tito e Colosseo(questi ultimi revocati ai Frangipane da Federico VI de Stupho , figlio di Federico II e d Isabella d'Inghilterra, rifugiatosi in Inghilterra, alla corte dello zio,dopo il tradimento dei Frangipane a danno di Corradino). L'abbandono da parte dei legittimi eredi di Federico II ed Isabella d'Inghilterra del Patrimonio dinastico , per forza maggiore, quale bene di famiglia,soprattutto per le connotazioni reliquiarie monastiche taumaturgiche, non inficia i diritti de jure sanguine di beni dinastici acquistati con danaro personale del Barbarossa,per cui tali beni non erano , ne' sono alienabili, ed ogni eventuale successiva destinazione e' comunque frutto di arbitrio che non si consolida per il tempo.Certamente e' stata una fortuna che a continuare l'opera di benemerenza degli Svevi vi sia stata una dinastia come i Salviati dediti alle opere umanitarie, ma tale circostanza non muta l'interpretazione giuridica storica della trasmissione ,ritengono i giuristi del Corpus Saecularium Principum .Per cui tutte le decisioni del Presidente Marrazzo sono inficiate ed impugnabili se non recano la ratifica dei legittimi eredi di Federico II, ovvero i Principi Aprile von Hohenstaufen Puoti Comneno Paleologo Macedonio Veruli Saxe Coburgo Gotha

MGH.elenco delle reliquie del Monastero di Lorch di Federico II, ereditate dalla Principessa Yasmin


I documenti e pastorali , pergamene con le reliquie del Golgota di Federico II, dagli archivi di cappelle di famiglia Aprile von Hohenstaufen Puoti( tra cui l'abbazia Avril de Saint Genis ,detta Staufer Friius Sancta Propago Sveva Sicana Fontana ,ereditate dalla principessina Kathrin, trovano conferma anche nei MGH , documento individuato dallo Storico Gabriele Reina dei Conti Sivelli Smania Bonoris cui la Fondazione Longobarda di Re Poto, figlio di Re Adelchi, nipote di Re Desiderio, ,in segno di perpetua gratitudine , ha concesso la facolta' di fregiarsi di Ranghi longobardi di Re Desiderio, di duca di Stresa e di Meina ).
L'Origine del nome di Stresa e dello stemma,nella Divina Commedia di Adelchi. Pièce teatrale della principessa Yasmin von Hohenstaufen, regista Vincent di Bonaventura Teatro Aikot 27Da "Historia Potorum" di Princess Yasmin von Hohenstaufen ed Alke'Stresa:Presidio Longobardo del nipote di Re Desiderio , Re Poto(detto anche Baudo nell'Adelchi di Manzoni).Il nome Stresa , da Strexia, e' pregresso a quello apparso nel 998, in quanto si e' ritenuto erroneamente che derivasse da una degenerazione di Strich , parola longobarda , modificata dal dialetto locale in Strixsya . In realta' , come emerge dalla cancelleria di Re Adelchi , il presidio che unitamente a Veruna, Arona, Meina , apparteneva a Re Poto(secondo la consuetudine longobarda il trono era condiviso dal padre e dal figlio), prendeva il nome dall'attuale isola Maggiore che si chiamava Pothos , il nome avito di Re Desiderio, dalla Curtis longobarda di Re Poto, duca di Stresa, nipote di Re Desiderio e figlio di Re Adelchi. Pothos in greco e' interscambiabile con Venere, ma nell'accezione celtica locale novarese , il nome era Freya , quindi il presidio era EX Freya, per inflessioni locali Ex Treya, da cui Strexia. La suggestione dell'isolotto che sorgeva dal lago e la riva lambita dalle acque , ben si adattavano, del resto , alla mistica venusiana. Non a caso il culto San Michele di Re Desiderio,fu introdotto nel territorio, proprio nel periodo longobardo. Ma la principessa archeologa spiega anche la simbologia dello stemma di Stresa, una falce, che non vuol riferirsi al detto che gli abitanti di Stresa fosse falciatori, addetti alla potatura, bensi che appartenessero alla corte del Duca Poto, quindi Potituri , da gens Potitia , detti Potituri, da Potior , rango regale longobardo bizantino. Non a caso Adelchi e il figlio Poto, dopo la vittoria di Carlo Magno, si rifugiarono a Costantinopoli,mutando il nome in Potior Flavius Teodatis,dando origine alla dinastia di Flavius Isacco Comneno di Castrum Poto o Komne da cui Comneno di Poti(Impero di Trebisonda a Poti in Georgia) , da cui i Principi Puoti.Lo stemma della falce fu infatti introdotto dai Visconti che ben conoscevano l'origine longobarda di Stresa , essendo stati Gastaldi di Re Poto e di Stresa furono Fedeommessi... STRESA, Strexia ovvero Ex FreyaDa "Historia Potorum della Principessa Yasmin von Hohenstaufen ed Alke'"

Abbate Wilhelmus Aprilis Stoffensi Domi , con il pastorale ,ostenta la sindone(Avril de Saint Genis Burey Anjou ,sulla spalla destra, arma d'Anjou







L'arma d'Isabella d'Anjou, terza moglie di Federico II, da cui la dinastia Hohenstaufen Avril de Buren Anjou de Saint Genis, appare sulla spalla destra

Mostra Permanente " La sindone e le Bende di Cristo presso gli Hohenstaufen" (Castrum Petre Roseti)

Il volto di Cristo,particolare delle Bende di Federico II, custodite dai Colonna ed ereditate dalla Principessa Yasmin

giovedì 14 maggio 2009

. Il portale di S. Giacomo : lo scudo gentilizio dei Colonna e la mitra da cui pendono le sacre Bende ereditate dalla principessa Yasmin

OSPEDALE E CHIESA DI S. GIACOMO


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Non si può parlare di questa chiesa senza fare riferimento all'omonimo ospedale che ne è annesso, che l'ha preceduta come fondazione e ne è parte integrante.

Tra i più antichi ospedali sorti a Roma nel medioevo, quello di S. Giacomo situato tra Via dei Corso e Via Ripetta fu il terzo a sorgere. Il primo fu di S. Spirito in Saxia cioè dei Sassoni, popolazione che risiedeva in quel borgo accanto al Vaticano. Era pontefice il grande Innocenzo III, papa dal 1196 al 1216. Il secondo ospedale venne aperto circa un secolo dopo presso la Basilica di S.Giovanni in Laterano e chiamato dapprima Ospedale S. Angelo, poi del SS. Salvatore "ad Santa Santorum" per la scala santa e le insigni reliquie ivi custodie. Siamo agli inizi del 1300. Il terzo ospedale chiamato S. Giacomo "in Augusta" (così era nominata quella regione per la presenza del mausoleo di Augusto imperatore,territorio che fu acquistato dal Barbarossa ,ma dato in feudo ai Colonna dall'imperatore , per renderli suoi vassalli, (pagina 453 Kanthorowicz) .Il Mausoleo di Augusto con pertinenze fu riconfermato in concessione di Fidecommisso da Federico II che elevo' i Colonna a rango di fedeli familiari custodi di reliquie di San Giacomo e degli infermi e di Reliquie del Golgota segno del conforto alle sofferenze dei malati del divino martirio di Cristo, tra cui le Bende di Cristo, restituite dai Colonna in fuga in Francia e Spagna a Federico VI de Stupho , figlio di Isabella d'Inghilterra, che li custodi'nei pressi dei Pirenei nell'abbazia Avril de Saint Genis ove fu sepolto II MGH Historia Gentis Columnptae :L'ospedale , pertinenza del presidio monastico reliquiario ,sorse per cura degli esecutori delle ultime volontà del Card. Pietro Colonna defunto nel 1326.

All'origine dell'Ospedale S. Giacomo ci sta un atto di espiazione e di riparazione di gravi peccati commessi contro la Chiesa, anche per guadagnarsene la benevolenza. Nella mente del Card. Giacomo Colonna fondatore dell'ospedale c'è la volontà di impiegare parte dei suoi beni per riparare il male fatto al Papa Bonifacio VIII dalla nobile famiglia Colonna negli anni precedenti e culminato nel drammatico conflitto ad Anagni (lo schiaffo di Sciarra Colonna al Papa nel 1302).

Della enormità del fatto, riconosciuto dai Colonna che furono scomunicati fino alla quarta generazione, per purgarsi da tale scomunica e come penitenza canonica, nasce la volontà dei Cardinali Colonna di lasciare le loro sostanze per una benemerita opera di carità quale la fondazione di uno ospedale.

Dalla morte del Card. Pietro Colonna (1326) trascorsero parecchi anni per gli inventari, le liquidazioni ereditarie, poiché trattandosi di un Cardinale occorreva sceverare i beni patrimoniali privati da quelli che dovevano tornare alla Santa Sede, sicché la fondazione dell'Ospedale è datata nel 1339 come è testimoniata da una epigrafe lapidaria tutt'oggi esistente nell'ospedale. Ed è ben verosimile che alla erezione del pio istituto si interessassero anche i nipoti del Card. Pietro, ed esattamente il Card. Giovanni (deceduto nel 1348) ed un altro Giacomo, vescovo di Limbez (morto nel 1341) noti entrambi per la grande amicizia che ebbero con il celebre letterato Francesco Petrarca.

Il luogo destinato per la costruzione dell'Ospedale non dovette essere scelto a caso. Bisogna ricordare che Roma nella prima metà del secolo XIII non difettava di ospedali, contandone ben 24, ma eccetto quello di S. Spirito, al cui servizio c'erano i frati ed oltre una trentina di inservienti, la maggior parte dei cosiddetti ospedali erano in realtà piccoli ospizi, tipo case private, serviti da due o tre persone. Non erano luoghi di cura veri e propri, ma ricettacoli temporanei per malati, di limitata capienza e spesso inefficienti.

L'Ospedale S. Spirito in Saxia era situato a pochi passi dalla Basilica Vaticana, meta dei numerosi ed affollati pellegrinaggi, e quello del SS. Salvatore in Laterano era un punto nevralgico per molti che andavano a venerare le reliquie nel "Santa Sanctorum" l'attuale Scala Santa. Era necessario un altro ospedale alla periferia opposta della città, nella parte settentrionale, verso la via Flaminia e la porta del Popolo che, pur essendo legato alla mistica del culto reliquiario di San Giacomo, vedeva pero' affluire a Roma anche la maggior parte de "romei" e forestieri provenienti dal centro-nord d'Italia e d'Europa. Tra la Porta del Popolo e il centro abitato di Roma c'era un grande spazio libero, adibito a case coloniche, orti e vigne fino al Campo Marzio, verso l'arco del Portogallo sulla via Lata o Flaminia come allora si chiamata l'attuale Via del Corso, nei pressi della chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Era questo un luogo adatto per costruirvi un ospedale ben attrezzato, pronto a ricevervi i pellegrini esausti per il lungo viaggio e ammalatisi per strada.

Il luogo poi era conosciuto per il grande Mausoleo fatto costruire dall'Imperatore Augusto per sé ed i discendenti della sua famiglia Giulia che erano ivi sepolti e poi requisito ed acquistato dal Barbarossa che ne rivendicava i natali. La regioni si chiamava "Augusta o Augustea", il popolo la chiamava volgarmente Agosta. Il luogo quindi era molto adatto e comodo.

Della primitiva costruzione trecentesca dell'Ospedale S. Giacomo ben poco sopravvive. Il tutto si riduce ad un portale di bella fattura, molto simile a quello che c'è all'Ospedale S. Giovanni, ambedue i portali eseguiti verso il 1350 e come pare per opera dei Cardinali Colonna. Il portale di S. Giacomo è più semplice di quello Lateranense, severo, con lo scudo gentilizio dei Colonna (la colonna), una corona che sembra marchionale, a fianco una mitra da cui pendono le sacre bende, in memoria della custodia delle Bende Sacre di Cristo di Federico II.(MGH) Non c'è il cappello cardinalizio, forse perché l'arco fu costruito dal nipote Giacomo, vescovo di Lombez, figlio di Stefano Colonna, che ospitava nel suo palazzo il Petrarca.

Presso l'Ospedale c'era all'origine una piccola chiesa o oratorio, ed accanto al essa un cimitero per la sepoltura dei defunti. La chiesetta sita in via Ripetta era dedicata alla Madonna. Anticamente il cimitero era considerato il luogo del riposo "dormitio", ma veniva chiamato anche paradiso giacché nella speranza della risurrezione i defunti erano in attesa del Paradiso. Di qui il nome della Chiesa: S. Maria in Porta Paradisi. La chiesa primitiva fu poi ampliata, rifatta ed abbellita in seguito al voto fatto dai romani sopravvissuti alla terribile pestilenza dei 1522-1523, come è scritto in una lapide che esiste ancora oggi sulla facciata della bellissima chiesa opera di Antonio da Sangallo il giovane, di stile rinascimento fiorentino del XX secolo: "Ecclesia S. Mariae Portae Paradisi, Liberatricis Pestilentiae, anno Domini MDXXIII.

Dopo avere funzionato circa un secolo, l'ospedale dei Colonna fu affidato dal Papa Nicolò V ad una congregazione detta Società di S. Maria del Popolo (1451), e passati altri cinquant'anni subì una trasformazione funzionale, diventando un ospedale specializzato.

Infatti in quegli anni si andò diffondendo anche in Italia tramite l'esercito invasore di Carlo VIII di Valois (1495) la terribile malattia chiamata morbo gallico o francese conosciuto oggi come sifilide.

Diffusosi anche il terrore per il rapido dilagare del contagio, i disgraziati infermi venivano respinti dalle case e persino dagli ospedali, e si vedevano spesso gironzolare per le strade, buttati per terra, o adagiati malamente su speciali carriole e mostranti ai passanti le loro piaghe doloranti per implorare carità ed elemosine. Tale spettacolo, particolarmente deplorevole nella città dei Papi, impressionò un pellegrino di eccezione il genovese Ettore Vernazza venuto a Roma al tempo del pontefice Leone X per dare vita all'Oratorio del Divino Amore, pia opera di carità che egli assieme ad altri concittadini aveva già fondato a Genova, con il nome di Ridotto di S. Maria degli Incurabili.

Del resto i Genovesi avevano da tempo una chiesa nazionale eretta in Trastevere: S. Giovanni Battista dei Genovesi ed avevano validi collaboratori come S. Gaetano da Thiene, Gian Paolo Carafa (poi Papa Paolo IV) ed in seguito il Papa Clemente VII. I rapporti tra i confratelli del Divino Amore e l'Ospedale S. Giacomo si mantennero stretti, ma per breve tempo; la compagnia, come altre istituzioni del genere fu dispersa nel terribile sacco di Roma (1527). Ma sopravvisse grazie allo spirito caritativo che si era diffuso sopratutto per opera del celebre S. Filippo Neri, fiorentino e dell'abruzzese S. Camillo; divenne Arciospedale ed ebbe per armi ed insegna l'immagine della beata Vergine Maria e dell'Apostolo S. Giacomo maggiore, pellegrino a Compostella, sotto i quali si aggiunge una carriola con l'infermo dentro, in atto di implorare pietà. E sotto la scritta: Fate l'elimosina a li poveri infermi dell'incurabili.

La cura contro la sifilide convogliava a S. Giacomo centinaia di malati, soprattutto nel mese di luglio. Si facevano bandi pubblici per tutto lo stato pontificio, si allestivano tende nei cortili per ospitare chi non poteva essere ricoverato nelle vaste corsie del nosocomio, si chiedevano contributi da parte dei ricchi per sovvenzionare la cura e la degenza. In un libro di accettazione dei malati, conservato nell'archivio storico del S. Spirito nell'anno 1525 sono segnati circa duemila degenti per la cura di quel triste male. La cura consisteva in decotti, sudoriferazioni, purghe, salassi, dieta appropriata con il legno santo", cioè infusi di corteccia di una pianta proveniente dalle Antille ed importata a C. Colombo nelle sue scoperte. L'ospedale S. Giacomo rigurgitava di malati, inservienti, parenti, di assistenti volontari e generosi: si può ben immaginare il disordine, la confusione e la sporcizia. Molti malati traevano rimedio e guarigione. Cappellani dell'ospedale erano i frati Cappuccini che si prodigavano con infinita carità francescana.

Protettrice dei Cappuccini e grande benefattrice dell'Ospedale era la principessa Vittoria Colonna, coltissima poetessa che ebbe cordiali rapporti con Michelangelo. Lungo quegli anni, cioè nella seconda metà del'500 ecco tre santi che frequentano abitualmente l'Ospedale. Il primo è il Teatrino S. Gaetano da Thiene, confondatore dell'Oratorio del Divino Amore. Dimorò per vari anni dentro l'ospedale a cui donò tutti i suoi averi. Il secondo è il grande fiorentino S. Filippo Neri la cui fervida carità ha lasciato in Roma tante memorie, ricordi ed episodi anche umoristici.

Egli soleva visitare l'ospedale degli Incurabili con i suoi discepoli, serviva i malati, insegnava ai suoi giovani preti dell'Oratorio come si trattano cristianamente gli infermi, si curano, si confortano e si preparano ad una buona morte. Una vera scuola di assistenza infermieristica e di apprendistato. Il terzo santo è l'abruzzese Camillo de Lellis. Giunto a Roma verso l'anno 1570 affetto da una piaga ribelle al piede destro, dopo avere vagato in più ospedali venne ricoverato agli Incurabili (S. Giacomo) e per prolungarvi il soggiorno si offrì come inserviente. Invasato però dal vizio del gioco e per i modi rozzi e bruschi imparati durante gli anni quando era soldato di ventura, fu presto licenziato. Senonchè questa degenza bastò a gettare in lui il seme di un rinnovamento spirituale che alcuni anni dopo lo spinse a ritornare a S. Giacomo sempre per la cura del piede destro, inguaribile, che portò fino alla morte. Nell'ospedale vi rimase circa nove anni, dal 1575 al 1584: come malato, poi come infermiere ed in ultimo come maestro economo. Nei libri dell'ospedale è segnato anche il salario di Camillo de Lellis, denaro che egli devolveva ai malati più bisognosi. Per la sua abilità egli riusciva a spendere più denaro di quello somministratogli dalla cassa del Pio Istituto, senza creare debiti, confortato,dalle offerte spontanee e l'assistenza di molti benefattori. Venne licenziato dalla direzione perché metteva ordine ed esigeva dai dipendenti disciplina, competenza e servizio professionale. Nel corridoio accanto alla farmacia c'è oggi una lapide che commemora la sua permanenza all'Ospedale. Camillo si trasferì al Santo Spirito in Saxia dove diede origine al benemerito Ordine dei "Ministri degli infermi" chiamati oggi Camilliani per l'assistenza religiosa e morale degli infermi. Parecchi sacerdoti camilliani sono laureati in medicina ed hanno cliniche e case di cura da loro gestite con lo stesso spirito caritativo del fondatore. S. Camillo moriva i 14 luglio del 1614. Era molto devoto di una Madonna dei Miracoli conservata nella chiesa di S. Giacomo.

Tra i benefattori dell'Ospedale un posto speciale occupa il Card. Antonio Maria Salviati, della nobile famiglia dei principi Salviati, fiorentino, creato cardinale dal Papa Gregorio XIII (1583). Questo munifico principe della chiesa cominciò a beneficare l'ospedale S. Giacomo fin da quando fu eletto guardiano, rinunciando a suo favore al reddito che gli fruttava la gabella sul pesce nel porto di Ripetta.

Egli ricostruì praticamente quasi tutto l'edificio in forma più vasta e più consona ai progressi dell'arte igienica-sanitaria, affindandone la direzione all'Architetto Francesco Capriani da Volterra che aveva portato a Roma dalla Toscana. Su di una parete dell'atrio dell'ospedale una grande lapide scritta in latino commemora la ristrutturazione del nosocomio.

Altri lavori di ampliamento vennero fatti due secoli dopo, sotto il Papa Gregorio XVI dall'architetto Pietro Camporese (1842-1844): una intera ala sul lato di Via Canova, di tre piani, lunga 150 metri, con grandi finestre arcuate.

In seguito sotto Pio IX altri lavori di sistemazione furono eseguiti nei locali a pianterreno per la generosità di quel Papa in seguito ai molti guasti apportate dalla occupazione della repubblica Romana (1849). C'è un bel busto di Pio IX nel cortiletto dell'ospedale, ricordo e riconoscenza.

A conclusione della cronistoria dell'ospedale S. Giacomo riporto queste parole scritte a grossi caratteri sulla porta d'ingresso, parole del grande medico Augusto Murri: " Se potete guarire, guarite; se non potete guarire calmate; se non potete calmare consolate"


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L’OSPEDALE

Un po’ di storia - Le sue origini risalgono al 1339 grazie ad un lascito del Card. Pietro Colonna, come ricorda l’iscrizione in caratteri semigotici posta nel cortile: "hoc hospitali ad laudem Dei et sub vocabuli Beati Iacobi pro animam R.mi p(a)tris et Dni. Dni. Petri de Columna Sci. Angeli quondam dyaconi cardinalis fundatum fuit". Con questo titolo volle tramandare la memoria dello zio Cardinale Giacomo.
A quel tempo il sito era lontano dall’abitato, tra orti e vigne. All’ingresso in città dei Pellegrini e viaggiatori attraverso la Porta del Popolo, e nelle vicinanze del Porto di Ripetta per chi giungeva via fiume Tevere. Il 19 luglio 1515 Papa Leone X con la Bolla Salvatoris Nostri lo promosse "Arcispedale", dandogli anche il nome dei "Poveri Incurabili". Accoglieva malati con qualunque malattia, eccetto peste e lebbra.
Una istantanea dell’Ospedale alla fine del Cinquecento ce la dà questo passo di un manoscritto dell’anno 1592 conservato presso la Biblioteca Nazionale di Roma:
"L’hospitale di S. Jacomo riceve solamente malfranciosati, piagati ed altri simili d’infermità incurabile. Ha due corridoi dove ordinariamente stanno tutti l’infermi: uno per gli homini et l’altro per le donne, che vi è fra mezzo solamente il muro che li divide per largo. Quello degli homini è lungo passi 95, largo 14, dove stanno 72 letti, 36 per banda, di lunghezza di due braccia et un quarto, et di larghezza un braccio et tre quarti.
Questi letti ordinariamente stanno sempre pieni, si bene adesso ve ne sono sei et otto vuoti. Quando poi sono più infermi, si fanno più fila davanti a quelli. Quello delle donne è lungo passi 45 et largo 14, ove sono letti 36, 18 per banda, della medesima misura di quelle (file) degli homini, le quali sono tutte piene ordinariamente. Et quando vi sono più inferme, medesimamente si fanno nuove file…"" (Tony Corti, I Valtellinesi nella Roma del Seicento, Edizione a cura della Provincia di Sondrio e della Banca popolare di Sondrio, p. 214ss).

La Duchessa Olivia Salviati e la Principessa Yasmin von Hohenstaufen unite nella lotta per la conservazione del presidio del San Giacomo

http://universityveritas.blogspot.com/2009/05/ecco-la-provache-il-territorio-su-cui.html







La principessa Yasmin e la duchessa Olivia unite nella memoria dei loro Avi, proprietari del sito definito Mausoleo Augusto e del presidio monastico ecclesiale reliquiario ospedaliero,dai tempi di Costantino, Barbarossa , Colonna, Salviati,di cui ultimo fu il Pio Cardinale.

Scende in campo la principessa Yasmin,pronipote di Costantino il Grande , Federico II e del Cardinale Colonna, a sostenere la battaglia della splendida e tenace duchessa Olivia
Salviati ,pronipote del cardinale Salviati, sulla destinazione ad Ospedale del San Giacomo! Le due aristocratiche, dopo un lungo colloquio ricognitivo storico legale, hanno concordato nel rivalutare il Presidio Ospedaliero, il valore reliquiario monastico del sito ed il Legame con San Giacomo di Compostela




La pronipote di Federico II , principessa Yasmin , discendente del
Cardinale Giacomo Colonna, difende la battaglia della duchessa Olivia Salviati, pronipote del Cardinale Salviati,rafforzando e ratificando giuridicamente la sua battaglia ,supportandola anche tramite la rivendicazione dei diritti di prelazione di proprieta' inalienabile reliquiaria
monastica del Barbarossa, del presidio Ospedaliero di San Giacomo, affidato in
fidecommisso al Cardinale Colonna, beneficiario di molte donazioni da parte
degli Svevi.


L'Ospedale San Giacomo e la mistica di San Giacomo di Campostela di Federico
II
Era l'avito culto di San Giacomo di Compostela il nucleo centrale per il
quale il Barbarossa institui' che il territorio ,definito come Mausoleo di
Augusto ,fosse dato in feudo ai Colonna per acquisirli come suoi vasssali(Kanthorowicz Federico II pagina 453)Federico II li elevo' a familiari e custodi di Reliquie di San Giacomo e cura degli infermi con il simbolo escatologico delle Bende di Cristo, per alleviare la sofferenza degli infermi .Il nome Giacomo dei Principi
Colonna nacque proprio dalla custodia delle reliquie di San Giacomo e delle
Bende di Cristo ,affidate con altre concessioni e reliquie dal Barbarossa al Casato Colonna, per renderlo
alleato.Infatti la tiara del Cardinale Giacomo Colonna reca anche l'immagine
delle Bende di Cristo, sul portale del complesso dell'ospedale San Giacomo.I
Colonna , ghibellini ,sostennero gli Svevi ,e costretti a fuggire ,dopo la
vicenda di Anagni , in Spagna e nei Pirenei ,nella Cappella della Sancta Propago
(Saint Genis Staufer)come dal capitello che ostenta le Bende di Cristo,
portarono seco gran parte delle reliquie , ritornate nel casato della
principessa Yasmin per una serie di matrimoni dinastici tra gli Hohenstaufen
ed i principi Puoti Macedonio Colonna.
L'Ospedale e' un centro mistico taumaturgico legato alla escatologia delle
Reliquie del Golgota.E'quanto svela la principessa Yasmin von Hohenstaufen ,che
spiega che da archivi di cappelle di Famiglia , emerge che il presidio
reliquiario di San Giacomo era il pregresso sito pertinente al Mausoleo di
Augusto.La principessa Yasmin , gia' Presidente della multinazionale Reader's
digest, giornalista, docente universitario, ma anche Presidente Ucle Ucert
Consumatori,ecologista ,e sostenitrice del primato della scienza e della
ricerca,
scende in campo a sostenere la lotta della pronipote del Cardinale Salviati.
La pronipote di Federico II , infatti, attraverso la nonna e' anche discendente
del cardinale Giacomo Colonna.La Principessa Yasmin von Hohenstaufen
potenzia la battaglia della duchessa Olivia Salviati, discendente del
Cardinale Salviati a destinare l'Ospedale a centro di Eccellenza Ospedaliera e
di Ricerca Ematologica , ma soprattuto nella riscoperta del valore di
presidio reliquiario del sito che ancora prima di Barbarossa fu di
Costantino, avo della principessa e prima ancora di Augusto.Da itinerario di
San Giacomo di Campostela , il sito fu escluso dal viatico ,per una serie di
eventi che, per un certo periodo isolarono il presidio che curava malattie
veneree.La Principessa Yasmin che vara un gemellaggio con San Giacomo di
Compostela ,in un messaggio al Presidente Marrazzo, sostiene la battaglia
della duchessa Salviati ed eccepisce il principio che essendo il presidio
reliquiario dinastico bene monastico irrinunciabile ed imprescrittibile,anche
in forza del Prior in Tempore, Potior in iure, ossia prima nel tempo , piu'
Forte nel diritto,senza la sua ratifica , tutti gli atti sono nulli.
Fondazione Federico II