domenica 6 settembre 2009

Radelchi o Principe Poto, duca di Benevento, fratello dell'imperatrice Ageltrude, entrambi figli di Re Adelchi ,figlio di Re Desiderio

Ageltrude, gloriosa imperatrice

Europainserita il 26 Giugno 2009
fonte: Mastro Marco Pugacioff
IMMAGINI: 1
Stemma dell'imperatore Guido - rifacimento del XIII secolo
2
Rambona
PUBBLICITA' L'imperatrice nacque a Benevento, non si sa in quale anno, da Adelchi principe longobardo e da sua moglie Adeltrude[2]. Durante la sfortunata impresa di Bari del 860, Adelchi fu sconfitto dal feroce emiro Saudan ( detto "Savio di Bari" ) e costretto a pagargli un tributo annuo, dandogli in ostaggio anche una figlia. Forse Ageltrude, all'epoca ( presumo ) sui dieci anni, o forse una sua sorella.

Nell'876, Guido Junior, giovane conte[3] di Camerino ( su ordine di Carlo il Calvo e di papa Giovanni VIII ) accompagna il fratello Lamberto duca di Spoleto in una missione diplomatica in Campania presso i locali principi longobardi per persuaderli a formare una lega contro i Saraceni[4]. Forse è proprio in questa missione che Ageltrude conosce Guido. Da quell'anno in poi Guido, compare nelle cronache come un valente condottiero contro gli invasori Saraceni, Erchermperto narra che in una località detta Caudo ( le Forche Caudine ), uccise l'ismaelita Arrane, crudelissimo tiranno, con trecento suoi seguaci[5].

Se davvero fu Ageltrude ad andare in ostaggio ai Saraceni, dovette vedere Guido come un grande eroe e, nonostante fosse un Franco, innamorarsi di lui. Tra Longobardi e Franchi vi era stato sempre un odio profondo dopo la sconfitta di Desiderio da parte di Carlo Magno, e Adelchi era malvisto per i suoi rapporti di amicizia con i duchi di Spoleto. La situazione per il principe beneventano precipitò nell'878. Mentre faceva ritorno alla sua città, dopo aver assediato e conquistato il castello di Trivento in Molise, fu ucciso dai generi, dai nipoti e da amici[6].

Si può ragionevolmente supporre che Ageltrude, dopo questo fatto gravissimo, sia entrata in un convento, ma Guido dopo un anno ( poco prima che la ragazza prendesse i voti ) ricompare per chiederla in sposa[7]. Lamberto, infatti dovrebbe esser nato nell'880. I conti tornerebbero[8].

In quegli stessi anni, Lamberto, duca di Spoleto, muore e il ducato passa a suo figlio Guido detto il Rabbia. Morto anche lui, ottenne Spoleto e Camerino Guido Junior[9], che continua la sua estenuante lotta contro i Saraceni, anche e sopratutto per conto dell'imperatore Carlo III detto il Grosso, ( primo sassone carolingio ) finché commise un errore: fece pace con i suoi nemici e chiedete un risarcimento per spese di guerra all'imperatore.

E Carlo il Grosso, su istigazione di Papa Marino (papa dal 882 al 884) lo accusò di lesa maestà, così Guido junior dovette fuggire a Benevento, portando con se la moglie Ageltrude e il figlio di quattro anni, Lamberto. Passarono alcuni anni in cui Guido non combatte più, anzi i testi tedeschi ( come gli Annali di Fulda ) parlarono apertamente di alleanze con il nemico musulmano, accuse che Erchemperto ( il quale forse dovette conoscere personalmente il futuro imperatore ) non fece mai a Guido.

Nell'anno 885 L'Imperatore, sapendo quanto fosse valido come condottiero, lo riammise al proprio cospetto per usarlo nella guerra contro i saraceni. Sul Garignano Guido sconfisse i Saraceni e per premio papa Stefano V lo adottò come figlio e gli donò il Principato di Capua e Benevento, le terre dove era nata la moglie Ageltrude. In quegli anni Carlo il Grosso si ammalò al cervello e fu operato probabilmente dai chirurghi di Preci ( una scuola chirurgica che rivaleggiava con la nascente Scuola Salernitana ), non guarì e fu deposto[10].

Ne seguì un vuoto di potere durante il quale vari signori in più parti dell'impero carolingio si proclamarono "reguli" (piccoli re) ma siccome nessuno riusciva a raggiungere il Solium di Aquisgrana per essere confermato, si sottomisero tutti al re dei germani.

L'unico a non sottomettersi fu Guido junior che, assieme alla moglie Ageltrude e al figlio Lamberto, il 21 febbraio 891 fu consacrato imperatore[11] dal papa Stefano V (papa dal 889 al 894).

L'incoronazione avvenne grazie all'intercessione di Fulco, arcivescovo di Reims ( morto in un agguato il 17 giugno del 900)[12] e cugino dei Vidoni. Per anni Guido dei Vidoni combatté contro Berengario del Friuli e il tedesco Arnolfo di Carinzia. Nel 894, l'imperatore morì poco dopo che Arnolfo fu ricacciato oltre le Alpi, lasciando l'imperatrice e il figlio di 14 anni col titolo di imperatore erede. Nella lotta per la successione al titolo di Imperatore il più forte restava Arnolfo di Carinzia e Formoso, il nuovo papa filotedesco, per accattivarselo, lo chiamò per eleggerlo sul Solium.

Non accontentandosi dell'elezione ( 896 ) Arnolfo cercò di catturare la bella Imperatrice a Fermo, ma fu da lei avvelenato; non morì ma divenne paralitico e stupido e fu rimandato nelle sue terre, dove morì nell'899, come scrisse Liutprando di Cremona, divorato dai vermi[13].

Contemporaneamente anche il papa Formoso era morto. La leggenda fomentata dagli storici dell'800 dice che l'imperatrice, per vendicarsi, lo fece disseppellire, processò il suo cadavere, gli mozzò le tre dita della mano destra che aveva usato per firmare i documenti e infine donò il cadavere del papa al popolo che, memore degli assedi subiti dai tedeschi, gettò il papa ormai più che morto nel fiume.

Nell'897, passata la tempesta dell'avventuriero tedesco che tanti mali inflisse all'Italia come scrisse Benedetto del Soratte[14], l'imperatrice fece il suo ingresso in Benevento per riconsegnare il ducato al fratello Radelchi. Ma le tragedie per Ageltrude non erano finite. l'anno dopo il legittimo imperatore Lamberto morì misteriosamente durante una battuta di caccia a Mastrengo[15].

Alla morte di Lamberto, nell'898, i monaci dell'abbazia di Farfa, dopo sette anni di assedio dei Saraceni si trasferirono in vari parti d'Italia e fondarono inoltre il monastero fortezza di S. Vittoria in Mantenano nel fermano. Unico testimone della morte di Lamberto fu il figlio di un conte che l'Imperatore ragazzo (quando Lamberto morì aveva solo diciotto anni), aveva fatto giustiziare pochi mesi prima perché seguace di Arnolfo di Carinzia. Solo anni dopo questo miserabile, di fronte a Berengario, ammise l'omicidio dell'ultimo dei Vidoni, la famiglia di Camerino[16] che avrebbe potuto spostare l'asse dell'Impero dai germani agli italici.

All'imperatrice crollato il mondo intorno a se, non rimase altro che riprendere quell'abito monacale che si era tolta da giovane, per sposare il suo amato Guido. Sempre protetta, prima dall'imperatore Ludovico III ( detto il Cieco, perchè accecato da Berengario, desideroso della corona imperiale che poi ebbe nel 915 ), e poi da Berengario, i quali si affrettarono ad assicurarle la loro amicizia e a confermarle le precedenti donazioni avute da re e imperatori.

Tra le riconferme c'erano anche quelle di due monasteri, uno a Fiume ( presso Pieve Torina, nel Camerinese ) detto ad Assisi per una controversia sulla autorità vescovile della Pieve di Torino tra Spoleto e Camerino[17] di antica data, ed l'altro a Pollenza ( Macerata ). Si tratta del monastero dell'abbazia di Rambona, da lei stessa costruito ( o ricostruito a seguito della gigantesca invasione saracena dell'880, [18] di cui parla Erchemperto ). A ricordo di quell'occasione fece scolpire un dittico di avorio, conservato oggi al Museo Vaticano.

Le ultime notizie sulla "gloriosa Imperatrice", ci dicono che si sarebbe trasferita nel 923 a Fontana Brocoli ( oggi Salsomaggiore Terme ). Quando e come sia morta non ci è dato saperlo, anche se una leggenda di Camerino che potrebbe riferisci a lei, fa intuire una fine tragica.

Per saperne un pò di più leggete il libro: La tradizione orale su Aquisgrana e l'imperatore Guido. (solo su www.stampalibri.it)

note:

[1] Nel diploma fatto redigere a Pavia da Berengario I nel 13 giugno 910, Ageltrude è definita "Angeltrudis gloriosa imperatrix". Vedi Luigi Schiaparelli, I Diplomi di Berengario I - Roma 1903 -pag. 192 -193.

[2] Adeltrude, la madre dell'imperatrice, viene ricordata una sola volta in un atto del Liber preceptorum Beneventani monasteri S. Sophiae. Vedi Enciclopedia Treccani sui personaggi italiani alla voce "Adelchi", pag. 259.

[3] Guido Junior ( come viene chiamato dal contemporaneo Erchemperto, per distinguerlo dal padre Guido Senior ), viene citato col titolo di conte in un atto del giugno 876, datato al primo anno dell'impero di Carlo e al primo anno del comitato dello stesso Guido. Vedi Enciclopedia Treccani sui personaggi italiani alla voce "Guido", pag. 354.

[4]Vedi Erchemperto, Storia dei Longobardi, Riposters - Salerno 2003, cap. 39 pag. 52.

[5]Vedi Erchemperto, op. cit., cap. 79 pag. 79.

[6]Vedi Erchemperto, op. cit., cap. 39 pag. 53. Da notare che il monaco cita sempre ( se così si può dire ) Guido Junior con nome e cognome, e non compare ( nonostante la parola "amici" ) in questo agguato al padre della donna amata.

[7]Nel testamento redatto nel 907, Ageltrude fa scrivere che depone l'abito monacale, come già aveva fatto al tempo per Guido da tutti ben ricordato, indossato alla morte del figlio nel 898. Vedi Graziosi-Natali, l'Imperatore Guido, ed. Aquis Chienti 2007, pagg. 77-80.

[8]Esiste un diploma che Lamberto sarebbe nato pochi anni prima, ma è stato accertato che un falso.

[9]Vedi Erchemperto, op. cit., cap. 79 pag. 79.

[10]Vedi G. Carnevale, S.Marone & l'Alto Medioevo in Val di Chienti, Civitanova Marche 2002, pag. 29.

[11]Vedi Luigi Schiaparelli, I diplomi di Guido e Lamberto Roma 1906, pagg. 9 e seguenti.

[12]Notizia data da Richerio, autore ( su consiglio di Gerberto D'Aurillac ) de Historie de France ( 888-995 ), editato e tradotto da Robert Latouche a Parigi nel 1967, ed. Les Belles Lettres, pagg. 43 - 47.

[13]Liutprando di Cremona, ANTAPODOSIS ovvero Libro della retribuzione dei re e dei principi d'Europa, libro primo, capitolo 32 e 36.

[14]Vedi Benedicti Chronicon, pag. 162.

[15]Liutprando di Cremona, op. cit., Libro primo, cap. 42 - 44.

[16]Camillo Lilli, Historia della città di CAMERINO, 1835, pag. 144 scrive testualmente «Così finì l'Imperio ne' Marchesi di Camerino».

[17]Vedi Graziosi-Natali, l'Imperatore Guido, ed. Aquis Chienti 2007, pagg. 43, nota 51.

[18] Vedi Erchemperto, op. cit., cap. 44 pagg. 56 - 57.

di Marco Graziosi

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